Tre millenni in 3 colonne
Le vicende storiche di Gaeta
da un articolo di Dante Pignatiello del 5 marzo 1955 IL GIORNALE D’ITALIA
Questa vetusta città che incide ed orna l’ampio golfo a cui da il nome si ritiene fondata dai Pelasgi la cui origine risale ad un millennio innanzi all’era volgare. Il suo fascino misterioso e la sua bellezza maliosa riportano, chi volesse indagare sul suo passato, nell’aere favolosa del poema omerico.
Dodici secoli avanti Cristo, Ulisse indugiò a lungo nei suoi pressi, attratto dalla sua maliarda bellezza. Ricorda, infatti, Dante, nel sedicesimo canto dell’”Inferno”: “…quando mi dipartii da Circe che sottrasse me più di un anno là presso Gaeta….”. Dall’affermazione di Dante – che indubbiamente ripete da Virgilio quando nomina Gaeta, nel compianto della dolce nutrice di Enea – abbiamo le prove vive dell’esistenza della città sin da evi remoti.
A maggior prova si può arduire (dato che le origini del nome per studi recenti (1955) non si fa più risalire a “Cajeta” che Enea, nel dare l’ultimo tributo d’affetto filiale alla nutrice, abbia voluto tumularla non su rive remote e selvagge, ma in un luogo ridente per armonie di bellezza e celebre per agglomerato costituito. Diodoro Siculo Strabone e Servio danno a Gaeta un età anteriore alla guerra di Troia.
Gaeta si immerge nel cobalto di un mare da Odissea che lambisce i suoi dolci lidi e le sue aspre rocce e rende più incantevole la maestosa mole del suo promontorio, vera formidabile fortezza naturale, che tante vicende guerresche hanno resa famosa.
La sua particolare posizione, che garantiva la difesa e facilitava i traffici marittimi, contribuì certamente a creare la prosperità dei suoi primi abitanti. Con la costruzione della via Appia i romani, affascinati dalle attrattive del luogo, vi costruirono ville, giardini, mausolei e persino piscine. Sono celebri le costruzioni di Scipione l’Africano, Lucio Munazio Planco, Lucio Atratino, Tiberio Claudio Nerone Valerio Flacco, Antonino Pio, Annia Faustina e Gneo Fontejo. Molte di queste opere esistono tutt’oggi ben conservate.
Storia travagliata
Gaeta nella sua evoluzione acquistò via via maggiore importanza e la sua travagliata storia la fece una delle più celebri città del Mezzogiorno Italiano, Costantino Porfirogenito nel “ De Amministrando Imperio” la pone al quarto posto, dopo Capua, Napoli e Benevento, come vero urbs antigua et magna. Cicerone definì il suo porto celeberrimuum Cajetae portum plenissimum navium.
La posizione di Gaeta destò la cupidigia di molti dominatori, che se la contesero col ferro e fuoco. Essa ebbe però il privilegio di governarsi per molto tempo sa sé, dominando il vasto e ricco territorio, che va da Monte Circeo al Garigliano, Terracina, Fondi, Itri, Mola di Gaeta (oggi Formia) ed altri centri vicini, furono sottoposti al suo governo. Il dominio marittimo comprendeva pure tutte le isole Pontine.
Gaeta ebbe il privilegio di coniar moneta, di stendere trattati di pace, di eleggere i propri governanti e darsi illuminanti e sapienti statuti civici. Non fu mai feudo di signorotti ed i suoi capi si chiamarono “Ipati”, “Consoli” e “Duchi”, in parità con quelli di Venezia, Napoli e Amalfi. Fu Repubblica Marinara con una propria flotta e gareggiò con Genova e Pisa anzi agli albori di questa nuova forma di organizzazione di vita italiana, fiorì in anticipo sulle altre repubbliche.
Dimora di Papi
Papi, Imperatori, Re e Principi di ogni nazione dimorarono a Gaeta . Santi come il poverello di Assisi, Filippo Neri ed il Monaco Nilo vi trovarono asilo. Da eroica città Gaeta sostenne dodici lunghi e sanguinosi assedi, mentre nei suoi cantieri si costruivano intere flotte. Le vicende storiche fortunose fecero crescere la sua potenza e la sua ricchezza, in modo da essere scelta dai rapaci capitani dell’epoca come nemico da debellare e terra da saccheggiare.
Gaeta ebbe uomini illustri come Papa Gelasio II, il dotto Cardinale De Vio, lo storico Torcagnota e l’Abate Gattola; guerrieri come Bausan e Cosenz; navigatori come Giovanni Caboto; celebrati pittori come Sebastiano Conca e Pulzone. La flotta gaetana cooperò alla vittoria di Ostia contro i Saraceni (849) celebrata da Raffaello; l’esercito gaetano li sconfisse nella battaglia del Garigliano (915) inseguendoli con la spada alle reni fino a Nocera.
All’inizio del Medio Evo Gaeta è sotto l’Impero d’Oriente, per costituirsi nell’ 866 in ducato indipendente sino al 1140, quando passa a far parte della monarchia Normanna. Nel 1266 acclama suo Re Carlo I D’Angiò. Nel 1420 passa sotto il dominio degli Aragonesi. Nel 1495 viene presa da Carlo VIII di Francia a cui viene ritolta dagli Aragonesi un anno dopo. Nel 1501 è ceduta ai fracesi e poi ripresa dagli spagnoli nel 1503. Carlo V, nel 1536, la cingeva di massicci bastioni da terra e da mare per elevare la città alla pari delle più formidabili fortezze d’Europa”. Purtroppo, la morsa delle mura, le impedì ogni altra espansione strozzò commercio e industrie arrestò il fiorente traffico marittimo e le impedì di progredire. Da allora rimase schiava del militarismo e diventò un complesso di caserme, depositi e fortificazioni, e la laboriosa popolazione fu costretta a vivere – tra fasti e splendori militari – una vita parassitaria intorno alla guarnigione della piazzaforte.
Nel 1707 la città viene assediata e saccheggiata dagli austriaci di Carlo d’Austria che vi rimasero per 27 anni fino al 1734 anno in cui furono scacciati da Carlo III di Borbone. Dal 1799 al 1815 francesi e borbonici si contesero il suo dominio, che rimase a quest’ultimi sino all’assedio del 1860-61, dopo il quale Gaeta si inserisce nella storia d’Italia scrivendo la sua ultima pagina di gloria. Il crollo della città segnò il suo tramonto con l’esodo della Corte borbonica della diplomazia, dei ministeri, della guarnigione militare e di tutto quello che costituiva le maggiori fonti di vita della popolazione.
Città illustre
Questa, in sintesi la storia passata di Gaeta e per cui fu reputata da storici e scrittori la più nobile città del Meridione dopo Napoli, tanto che il Sansovino la comprende fra le città più illustri e famose d’Italia. Ma la storia recente è piena di amarezze e di delusioni: Dall’unità d’Italia in poi essa è stata avversa a Gaeta fino a procurale l’ultimo colpo mortale col terrificante passaggio sul suo territorio dell’ultima guerra. Però Gaeta e la sua popolazione hanno imparato, in tanti secoli di civiltà, a ricominciare spesso da capo, tenacemente pur fra gli stenti e le privazioni, per risorgere a nuova vita. La storia si ripete. I figli rinnovano l’opera dei padri. Possa quest’ opera trarre l’insegnamento dall’epoca più florida della città che fu quella della sua Repubblica Marinara, epoca in cui il lavoro ed il commercio marittimo assicuravano la serenità e, con la serenità, la saggezza che consiglia oggi di scartare le utopie ed i sogni di grandezza burocratica (sogni peraltro vagheggiati e contesi dalle troppe aspiranti “city” sorgenti tra le mainarde ed il mare). Sul mare che la espresse Gaeta ritroverà le vie del divenire. Nella giustizia riaffermerà il diritto per le sue genti alla vita. Nel diritto, meritatamente esercitato, esalterà l’opera paziente e tenace di tutti i suoi figli.
DANTE PIGNATIELLO – IL GIORNALE D’ITALIA – 5 marzo 1955
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